Nota a margine di una storia vergognosa (leggere allo stadio il Diario di Anna Frank senza leggerlo veramente)

Partiamo dall’immagine, che non è una sola. Ci sono tante foto di Anna Frank, tante in considerazione dell’epoca, della giovane età di Anna e della vita terribile e breve che le toccò. Non esiste solo la foto profanata da gente senza memoria e senza pietà umana. In molte di quelle immagini Anna Frank sorride, in alcune ride e nonostante l’oscenità del fotomontaggio dei tifosi laziali (osceno per il significato che hanno voluto dargli), forse ci hanno fatto un regalo. Ci hanno restituito infatti un ricordo, un’immagine che rischiava di sbiadirsi e resistere solo come patrimonio di chi di quegli anni li ha vissuti, un numero di persone sempre più esiguo e stanco di battersi contro negazionisti e ricostruzioni fantasiose della storia.

Il sorriso di Anna Frank è bellissimo

Della bambina tedesca deportata e uccisa, del suo diario scritto in clandestinità, delle privazioni oscene derivate a catena dalla prima, quel diritto di essere bambini che diamo per scontato, non scriveremo qui. Perché non c’è penna forte e dignitosa come quella di Anna Frank e perché quel diario andrebbe letto ai ragazzi con calma e voce ferma. Letto e non fatto leggere, raccontato loro all’età giusta.

Noi vogliamo fare altro. Nella giornata in cui Sinisa Mihajlovic si sente in dovere di dichiarare che non la conosce, che non conosce Anna Frank perché non legge i giornali, noi siamo quelli che si prendono la briga di sottolineare quanto sia ridicolo Mihajlovic e quanto sia grave quel che dice. Lui e quelli che han prodotto gli adesivi, così come quelli che scrivono striscioni antisemiti e quelli che allo stadio usano l’aggettivo ebreo come un insulto, che poi son gli stessi degli ululati razzisti, delle sparate xenofobe e delle minacce ai giocatori. I soliti noti, sempre quelli per cui nel prezzo di un biglietto di curva è compreso il diritto a calpestare dignità e diritti civili altrui. Ridicoli, violenti e cause perse, perché non c’è possibilità di rieducarli alla decenza, si può solo scegliere se tenerli in gioco o escluderli una volta per tutte. Una scelta che tocca al calcio, al suo governo e alle forze dell’ordine, senza più ipocrisie.

Dopo ieri sera ho avuto come l’impressione che una scelta sia stata fatta, una scelta molto precisa. Queste sono le ore in cui si denuncia e stigmatizza una frase del presidente della Lazio, Lotito, che intercettato durante il suo viaggio riparatorio e la visita alla Sinagoga, chiamo il viaggio stesso una sceneggiata. Dopo quello che ho visto ieri sera a San Siro non mi sento di dargli torto. La Federcalcio e l’UCEI hanno imposto alle società la lettura di un brano del Diario di Anna Frank prima dell’inizio delle partite. Una scelta dall’alto valore simbolico, che aveva già sulla carta la stessa utilità di un tentativo di prosciugare l’oceano con uno scolapasta. Se consideriamo la stampa di quegli adesivi un fatto davvero grave (e lo è), se questo è il livello di orrore a cui siamo arrivati e se davvero vogliamo riflettere, la soluzione c’è ed è semplice: fermare il campionato. Non si gioca, si medita e si cercano soluzioni.

Ieri sera no, nessun ragionamento in buona fede. Come una toppa piazzata goffamente, la lettura della pagina del Diario di Anna Frank è stata buttata lì tra la fine dell’annuncio delle formazioni e il fischio iniziale, in una baraonda terribile di suoni e cori. Lo speaker ha letto quelle righe righe di speranza e dolore con l’entusiasmo che in genere si dedica una comunicazione di servizio tra casse di un supermercato. L’ha letta veloce, per levarsi il pensiero in fretta. Sul tabellone nessun messaggio, nessuna spiegazione del momento e della sua presunta solennità. Un po’ per non disturbare, un po’ per evitare che dalla Curva o nello stadio qualcuno se ne accorgesse e iniziasse a fischiare. Guardate le immagini, se le trovate, e scoprirete che è stato imbarazzante o, come dice Lotito, una sceneggiata. Se c’era un modo per insultare davvero la memoria di Anna Frank, quella lettura e quel contesto ci sono riusciti perfettamente, molto più di quanto non abbiano fatto gli adesivi commissionati da gente che si nasconde dietro lo schermo fragile della goliardia.

Leggere significa leggere davvero

Ottenere silenzio, chiedere attenzione e portare un messaggio. Non ho idea di cosa succederà negli altri stadi ma di quel che ho visto ieri sera mi vergogno. Non come interista, che è una categoria troppo piccola e faceta se riportata alle cose della vita, ma come uomo, come padre e come adulto. Non ero d’accordo con la lettura di quella pagina come panacea di mali e vergogne e non amo i gesti simbolici, ma poteva funzionare, poteva rappresentare un messaggio. Per paura o sciatteria che sia, quel messaggio è stato ridicolizzato e umiliato dal modo in cui lo si è voluto portare. Tutto qua, quell’amarezza e quel genere di delusione che spesso il calcio e le sue propaggini oscure mi fanno vivere, ci fanno vivere anche quando ci si potrebbe riscattare.

2 thoughts on “Nota a margine di una storia vergognosa (leggere allo stadio il Diario di Anna Frank senza leggerlo veramente)

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  1. Bravo.
    Anch’io non amo i gesti simbolici ed ho un diffuso malessere al pensiero di quale bassa forza umana stia attualmente calpestando il nostro Paese e….non solo.

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