di Matteo Caccia
La foto che vedete qui sopra mostra due persone.
Una è felice, l’altra meno.
Quella felice sono io, l’altra è l’allenatore (?) dell’Internazionale, Roberto Mancini.
È il tardo pomeriggio di mercoledì 11 maggio 2016, siamo alla stazione di Bologna.
Io arrivo da Milano e sono in ritardo ma intravedo il Mister nel mezzanino della stazione nuova quella di cui, possiamo dirlo, non si capisce una sega.
È elegante come sempre e sta osservando il tabellone con gli orari per tornare a Milano.
Esito, far finta di nulla sarebbe più facile ma so che me ne pentirei un attimo dopo, quindi tiro fuori la parte più imbarazzata di me e mi avvicino.
Mister mi scusi il disturbo, posso fare un foto con lei?
Prego
(Scatto)
Grazie. Complimenti per quello che fa e ha fatto.
Mmhm
Vado verso le scale e quando le raggiungo le salgo due a due correndo, sono in ritardo ma sono anche sovraeccitato, ho visto il mio Mister, gli ho parlato e come sempre in questi casi ho detto una cazzata.
Complimenti per quello che fa e ha fatto.
Certo hai fatto tanto, hai vinto scudetti con noi, lo hai fatto in un momento storico in cui il campionato italiano sembrava perfetto, tutto sembrava al posto giusto, i cattivi erano stati puniti, Milano era una città in cui le due squadre erano davvero competitive e vincevamo noi. Ma quel periodo sembra cancellato dalla nostra memoria, dagli annali ma soprattutto dalla tua testa e dal tuo sguardo Mister.
Lo vediamo ogni domenica sera nelle interviste e l’ho visto in questa foto (è vero che sei venuto di merda, ma ti assicuro che dal vivo non eri tanto meglio).
E dire che avresti avuto motivo di essere felice perché quello stesso pomeriggio a Roma eri stato assolto dall’accusa di bancarotta fraudolenta, come dire una bega in meno oltra a quelle di Ljaic e Jovetic che ti stanno così tanto sul culo.
E al netto di tutte le riflessioni sui soldi spesi e persi, sulle operazioni alla Shaqiri o alla Podolski che nessuno di noi Mister ha mai davvero compreso, noi speravamo che tu fossi felice Mister, nella speranza che la nostra felicità non potesse che passare attraverso la tua, ecco perchè quelle tue lacrime alla fine di Inter-Roma vinta con una ciabattata di Medel dal limite dell’area ci avevano fatto davvero sperare, non di vincere tutto, ma di averti riportato davvero dalla nostra parte.
Noi tifosi dell’Inter vogliamo essere felici, è semplice e complicatissimo lo sappiamo ma non chiediamo sempre quella felicità senza orizzonte che abbiamo provato la notte del 22 maggio 2010, sono serio. Ci basta davvero poco, a volte pochissimo, a volte Mister in una partita infame come Atalanta- Inter 1-1 in cui Murillo la butta nella porta sbagliata ci basterebbe un corner ben battuto o vedere Palacio che non è obbligato a correre dietro anche al massaggiatore.
Non puoi chiederci di interessarci delle cose cinesi, di cercare di capirle e decifrare cosa vogliono fare questi nuovi ricchissimi padroni, non vogliamo nemmeno sapere quale squadra hai in testa per la prima di campionato.
Mister non chiediamo così tanto, noi alla fine di questo luglio senza un acquisto che sia uno, mentre leggiamo degli affari degli altri e della bionda argentina che punta al David di donatello come attrice protagonista in un film del presidente del Napoli ti chiediamo solo di essere felice e se questo vuol dire allontanarti dall’Inter siamo pronti ad accettarlo e lasciarti andare, tu e i 5 milioni che guadagni ogni stagione.
Perché a noi non interessa se sei ricco o povero, noi vogliamo solo essere felici e ci basta poco e lo dimostreremo a te o a chi sarà in panchina il 21 agosto contro il Chievo quando un intervento di Miranda pulito su Pelissier ci farà urlare di gioia come se quella fosse la strada giusta per risalire la china.
Mister cerca di essere felice.