Inter – Bologna spiegata ai tuoi amici del bar (la consueta, sagace analisi tattica del Professor Tossani)

Si ferma davanti al Bologna la corsa dell’Inter che, dopo aver inanellato tre vittorie consecutive è costretta al pari casalingo dai Felsinei.
L’1-1 finale lascia forse l’amaro in bocca ma è, tutto sommato, il risultato più giusto al termine di una partita che ha messo in luce pregi e difetti di questa Inter della prima parte della stagione.
Dal punto di vista tattico, Frank De Boer è costretto a rinunciare a Joao Mario e Murillo per problemi fisici registrati a poche ore dall’inizio del match. Costretto a fare a meno di due dei giocatori attualmente più in forma, De Boer decide di sostituirli con Ranocchia e Kondogbia in un 4-2-3-1 che prevede Santon e Miangue come esterni difensivi e con il centrocampista francese al fianco di Medel e dietro ad un trio composto da Candreva, Banega e Perisic, tutti a supporto di Icardi.
La partita comincia con un Bologna aggressivo: la squadra di Donadoni pressa abbastanza in alto, mettendo in difficoltà il giro palla e la fase di costruzione dei Nerazzurri.

In questa prima fase della partita si nota subito la posizione fluida di Banega. Il trequartista argentino gioca infatti prevalentemente nella zona mancina del centrocampo, occupando l’half-space sinistro e abbassandosi quando necessario a ricevere palla dai difensori e dai centrocampisti centrali per aiutare l’inizio dell’azione offensiva interista.
L’aggressività del Bologna paga immediatamente dopo soli 14’ quando, rubata palla a metà campo (una costante negativa dell’Inter di queste prime partite di campionato) i Rossoblù imbastiscono un veloce contropiede che si conclude con un assist di Verdi per un Destro che si trova completamente libero nella zona in cui sarebbe dovuto rientrare velocemente Santon.
Ancora una volta quindi l’Inter dimostra di soffrire il contropiede. Una volta superata la prima fase di pressione o, come in questo caso, quando la squadra perde palla in fase di costruzione si aprono praterie per le squadre avversarie soprattutto sugli esterni con i terzini che vengono chiamati a spingere in avanti, lasciando ampi spazi dietro che a volte vengono coperti dalle uscite laterali del centrali (buona la prova in questo senso di Ranocchia) mentre in altre occasioni creano degli scompensi cui la squadra di De Boer non riesce a porre rimedio.
Anche la fase di costruzione, inizialmente, si trova a sbattere contro la fase difensiva bolognese. Le cose migliorano quando il tecnico olandese sostituisce Kondogbia inserendo al suo posto Gnoukouri. Indipendentemente dalle colpe del francese (lento e spesso non disposto correttamente con il corpo) quello che è da far notare è come l’Inter migliori la propria fase di costruzione presentando soltanto un giocatore come interditore puro.
A tal proposito, conviene interrompere un attimo l’analisi di Inter – Bologna per illustrare meglio questo punto. Quando Pep Guaridola arrivò al Bayern per imporre una mentalità più offensiva ai Bavaresi al posto di quella più guardinga di Jupp Heynckes, per prima cosa decide di passare da un sistema base 4-2-3-1 ad un 4-1-4-1 cioè ad una formazione con un solo mediano di contenimento. Lo stesso Johann Cruyff ha spesso sottolineato come, a suo dire, una squadra sia meno creativa schierando in campo due centrocampisti difensivi.
In questo senso, l’Inter ha mostrato il meglio di sé quando ha schierato Joao Mario al fianco di Medel, cioè un giocatore di costruzione in più pur in un 4-2-3-1 di partenza. Con Kondogbia la manovra è risultata più lenta mentre è migliorata quando è stato schierato Gnoukouri. Il giovane ivoriano non è certo un giocatore offensivo come il portoghese ma è un box-to-box midfielder, come dicono gli Inglesi, cioè un giocatore di maggior raccordo fra centrocampo e attacco rispetto a quanto non sia Kondogbia.

Con Gnoukouri in campo quindi la palla scorreva meglio e la manovra dell’Inter ne ha tratto vantaggio.
Vantaggio però limitato agli ultimi trenta metri di campo dove i Nerazzurri hanno mostrato quelle pecche in fase di finalizzazione che hanno condizionato queste prime partite di campionato. Infatti, a fronte di un 61% di possesso palla gli uomini di De Boer hanno prodotto appena 6 tiri nello specchio della porta di Da Costa, cioè un numero basso in proporzione al controllo della partita avuto, specialmente nei secondi 45 minuti di gioco.
L’attacco a difesa chiusa dei Nerazzurri deve migliorare, mentre ora la soluzione più utilizzata in fase di rifinitura è quella del cross dagli esterni soprattutto dalla parte di Candreva con l’ex laziale che ha tentato 18 volte di mettere la palla nel mezzo. Se è vero che questa è un’arma tattica importante vista la difficoltà delle difese di gestire questo tipo di passaggi e vista la capacità di Icardi e degli altri avanti nerazzurri di sfruttare questo tipo di palle è anche vero che, con Banega in campo, l’Inter dovrebbe provare a trovare anche altre vie per sfondare le difese basse e chiuse.
Per il resto sono da segnalare anche un preoccupante calo atletico nella seconda parte del secondo tempo, con la squadra che si è allungata pericolosamente concedendo troppo campo alle ripartenze del Bologna che a un certo punto avrebbe anche potuto portare a casa i tre punti.
Infine, buona la prestazione di Miangue.Il terzino belga ha giocato bene per gli interi 90 minuti vincendo 11 duelli uno contro uno sui 17 avuti e producendo anche 4 intercetti e 7 tackles vincenti. Una prova convincente in un ruolo carente per i Nerazzurri.

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