Il mercato che vorrei

Quattro firme de il Nero e l’Azzurro analizzano la situazione del mercato tra digressioni tattiche e sentimenti personali. Tra utilità e bellezza, come la nostra maglia impone.

il Portiere che vorrei

(di Tommaso de Mojana @tomedemou)

Solo lui.

Poco conta che il ragazzo ancora ne debba compiere 25: Mattia Perin è uno di noi dal primo giorno in cui l’abbiamo visto, in un Pescara-Inter di qualche anno fa, prima recita di uno dei tanti anni zero del recente passato, trafitto dai meravigliosi Wes e Diego Alberto (sigh) e dal piccolo Pippo. Il mai troppo amato Samir ora che ha smesso tanto di lamentarsi quanto di parare i rigori potrebbe giocare la tanto agognata Champions, e noi ce ne faremmo una ragione vedendo la reincarnazione dell’indimenticato Walterone difendere la nostra porta, i nostri colori.

Ce lo immaginiamo in maglia grigia, con la collanina rigorosamente fuori a battere su un petto finalmente gonfio di orgoglio, ultimo baluardo disposto a lasciar giù un altro crociato pur di evitare un gol, ad incatenarsi alla porta prima di uscire sconfitto. A lui, e forse solo a lui, perdoneremmo persino qualche “uscita a vuoto” fisiologica per un giovane portiere che, per quanto ha sofferto negli ultimi anni, sa già cosa significhi essere interisti.

Non dimentichiamolo: oltre ai calciatori, prima dei calciatori, servono gli uomini giusti.

La Difesa che vorrei

(di Tommaso de Mojana @tomedemou)

Il reparto che più di tutti va rifondato, inutile girarci intorno.

I grandi colpi vanno fatti soprattutto in uscita: dell’attuale rosa nessuno ha meritato la riconferma, chi per un motivo chi per un altro.

A parte Yao che nessuno ha mai visto giocare eppure è sempre in trattativa con Crotone e Bari ed altrettanto sempre compare nella rosa, resterà quasi certamente D’Ambrosio, capace per un bimestre abbondante di somigliare ad un terzino di discreta qualità e temperamento e duttile nell’ibrida difesa un po’ a 3 un po’ a 4 che va di moda adesso. Duttile nel senso che fa sempre maluccio, ma meno peggio di altri.

Miranda va ceduto: le qualità non discutono, gli atteggiamenti e la professionalità sì. Classe ’84, il suo valore scende ogni giorno che passa, e non salirà più. In attesa di conoscere con quali squadra non passerà le visite Santon e di capire quando il giovane Andreolli (l’unico in rosa ad aver registrato Pazza Inter Amala) compirà 36 anni, Sainsbury verrà riaccompagnato in Cina e ad Ansaldi verrà dato un ultimatum: può restare a patto che chiuda il suo account Instagram.

Chi scrive vede in Murillo del potenziale. Chi scrive infatti scrive e non fa il ds. Murillo inoltre ha fatto davvero di tutto per dimostrare che è bene che chi scrive resti a scrivere e non faccia mai il ds, ed in più ha mercato, considerati il fisico e la giovane età. Con la giusta offerta quindi può accomodarsi anche lui, con buona pace di chi scrive. Tanto chi scrive ha ben altri sogni, o un unico, triplice sogno.

Walter Sabatini, noi ti si vuole già bene per una serie di motivi, ma se ci fai il triplete noi scendiamo in piazza sul serio, altro che sognare sotto l’ombrellone.

MedelRanocchiaNagatomo.

Se prima si sprecavano fiumi di inchiostro ora si corrodono i tasti. Ecco, voi ce ne avete fatti corrodere parecchi, troppi. E non parlo solo di tasti. Finiamola qui, vi prego. Il mercato in entrata dipenderà quindi in buona parte da quanto sopra, vediamo comunque di identificare qualche nome utile alla causa.

Ultimamente i nostri sono talmente scarsi da essere utilizzati indistintamente a destra e a sinistra, crossando con gli stessi risultati dall’una e dall’altra fascia; ciononostante, nel mondo reale, i terzini sono divisi in due sottoinsiemi: i terzini destri, che di solito usano il piede destro meglio del sinistro (es. Maicon), e i terzini sinistri, che di solito prediligono crossare con il piede opposto (es. Roberto Carlos).

Partiamo dai primi: Bruno Peres conosce il nostro campionato e meno di un anno fa era tra i pezzi pregiati del mercato estivo, eppure le sue caratteristiche non sembrano convincere fino in fondo a causa della scarsa propensione alla fase difensiva. Su Conti sembra il vantaggio il Milan, e allora puntiamo Karsdorp, un classe ’95 dal fisico possente e già nel giro della nazionale maggiore che ha giocato anche come mediano, per tornare alla difesa a 3,5. Nonostante la giovane età ha già disputato due campionati da titolare, vincendo l’ultimo con la maglia del Feyenoord. Un cavallo di ritorno potrebbe essere Vrsaljko, che però è fermo da marzo, e per il quale l’Atletico Madrid ha versato 18 milioni meno di un anno fa. Più difficile sembra identificare l’erede di Pistone e Gresko: Spalletti ha valorizzato Emerson Palmieri, bollato inizialmente come bidone e finito poi nel giro della nazionale di Ventura, il suo nome non infiamma il cuore dei tifosi. In Italia l’emergente è sicuramente Barreca del Torino, autore di un ottimo campionato all’esordio in A, che sarà tra i protagonisti dell’Europeo under 21. Clichy (classe ’85) si è svincolato dal City e rappresenterebbe il classico usato sicuro in una settore del campo storicamente critico, mentre su Dalbert sembra esserci il veto del Nizza.

“Non possiamo sbagliare gli acquisti”. La chiosa di Spalletti vale soprattutto per la zona del campo più delicata, dove sembrano obbligatori almeno due acquisti di livello.

Personalmente ingaggerei domani mattina Gonzalo Rodriguez , leader disciplinato e di sicura affidabilità. Chiaramente non potrebbe essere un titolare, ma un ruolo alla Materazzi ultimo biennio, con carta bianca sulle scarpate in spogliatoio, calzerebbe a pennello per l’argentino. Molto meglio di Pepe, per intenderci. Rudiger è il nome più caldo, poco glamour perché considerato ruvido, non è il centrale cui affidare l’impostazione del gioco, ma è un classe ’93 che reduce da un grave infortunio si è ripreso il posto in squadra, adattandosi all’evoluzione del modulo proposto da Spalletti, che non a caso lo vuole fortemente; molto più di Manolas , più caro e caratterialmente meno adatto ad uno spogliatoio che va rivoltato come un calzino. Il greco è spesso vittima di clamorosi cali di concentrazione ed ha un livello di sopportazione del dolore così basso da essere schernito spesso dai compagni per le sue “scenate”. Ecco, no.

Dopo aver controllato se non vendono Hummels o Sergio Ramos ed aver chiesto all’entourage di Rugani se l’assistito abbia intenzione di giocare solo la coppa Italia anche l’anno prossimo virerei dritto su de Vrij  fragile ma formidabile e già rodato nel nostro campionato. Acerbi è affidabile e sa cosa voglia dire lottare nella vita. Il Sassuolo lo libererà ed il costo del cartellino dovrebbe essere affrontabile. Troppo facile?

Chiudiamo con due nomi forse meno noti, ma Davinson Sànchez (’96) e Matthijs de Ligt (’99!), entrambi protagonisti nell’Ajax finalista di EL, faranno parlare di loro prima di quanto si pensi.

Il centrocampo che vorrei

di Alessandro Piemontese @comunicale e Michele Tossani @micheletossani

Quando penso al centrocampo che vorrei, mi torna in mente quello lì. C’è poco da fare. Stankovic, Cambiasso, Zanetti. E mi fermo qui con i ricordi, perché la lacrima è già scesa, e cadendo qui sulla tastiera, ha colpito il tasto con la lettera K. Un tasto dolente. Io ci ho provato tante volte a dargli l’ultima occasione ma Kondo mi ha sempre spinto a concedergli la penultima. Ci ho provato a difenderlo ma oggi, nel centrocampo che vorrei, non c’è più spazio per chi non ha i fondamentali. Ecco, direi che come prima, facile, competenza da esibire nel curriculum, in formato europeo si spera, c’è lo stop della palla, alzare la testa, passare il pallone al compagno di squadra con uno due tocchi. Non chiedo e non chiediamo tanto.

C’è questa frase che gira “l’Inter non ha bisogno di essere rifondata ma c’è bisogno di capire su quali uomini puntare”. C’è da rifondare il centrocampo. Punto. Gagliardini resta perché questa competenza ce l’ha ma tutto il resto va cambiato. Ne servono altri 3 di livello. Due in campo e uno in panca. Nel centrocampo che vorrei c’è spazio per la classe e l’intelligenza, in una parola: Modric. Luka è la luce che manca perché ci siamo fin troppo abituati al fatto che di luci a San Siro non ne accenderanno più. Luka ci serve come il pane. In un’intervista prima della finale di Cardiff ha dichiarato che avrebbe lasciato il Real in caso di vittoria. E Luka l’ha vinta quasi da solo quella finale, dimostrando che l’intelligenza, la classe e la tecnica se ne sbattono di un centrocampo compatto e fisico. Altri profili che danno del tu alla palla e che accendono la luce? Biglia (preso), Verratti (ad ogni intervista dice che tifa Juve e ha già rotto), Borja Valero (ne parla Michele), e poi il buio. Nel centrocampo che vorrei, una volta accesa la luce, mi piacerebbe il Ninja Nainggolan perché ha una storia da raccontare, l’infanzia travagliata alla Ibra, il salto triplo da Anversa a Piacenza passando per Cagliari e arrivando alla staffilata che ci ha trafitto e tramortito in quello sciagurato Inter Roma 1 a 3. Sappiamo tutti che il Ninja è difficile ma mi accontenterei di Daniele Baselli, un grandissimo calciatore, testa alta, tiro, carattere. Gagliardini – Modric – Baselli. Ora sì.

E poi c’è quello Jo-Jo che torna sempre indietro, il mio chiodo fisso, classe cristallina con il fascino dell’incompreso. Chissà se quel “qualcosa dalla sfera esca fuori” non si riferisse proprio a Jo-Jo, magari arretrato, coccolato e responsabilizzato. Perché lo yo-yo torna sempre indietro e non perde mai il filo.

Io dico Borja Valero 

di Michele Tossani @micheletossani

Vecchio obiettivo di Sabatini e Spalletti fin dai tempi di Roma, vista la difficoltà delle trattative relative a Nainggolan e Strootman, ecco che lo spagnolo diventa un elemento sul quale la dirigenza nerazzurra sta facendo più di una valutazione come rinforzo per il centrocampo. Borja Valero ha un contratto con la Viola in scadenza nel 2019 ed un ingaggio da 2,5 milioni di euro a stagione. Per il suo cartellino la Fiorentina chiede una cifra intorno agli 8 milioni.

Tanti? Troppi per un 32enne?

L’ultima stagione di Borja Valero, come quella di tutta la Fiorentina, è stata costellata più da ombre che da luci. Lo spagnolo è infatti andato a corrente alternata. Nonostante ciò è riuscito comunque a produrre prestazioni interessanti registrando alla fine ben 10 assist e la solita altissima percentuale di passaggi riusciti (89.5%).

Passatore sopraffino, lo spagnolo è anche un leader ed in questo ruolo sarebbe ideale in uno spogliatoio come quello interista, da troppo tempo privo di figure carismatiche di riferimento. La sua esperienza potrebbe rivelarsi fondamentale nella crescita e nella maturazione di Gagliardini. Da un punto di vista tattico lo spagnolo ha vissuto un’esperienza di equivoci sotto la gestione di Paulo Sousa. Infatti, nonostante critiche serrata da parte di stampa e tifosi, il tecnico portoghese ha quasi sempre utilizzato Borja Valero come trequarti all’interno del sistema 3-4-2-1 disegnato da Sousa per i Viola in queste due ultime stagioni.

Tuttavia molti volevano lo spagnolo più arretrato, proprio per sfruttare al meglio le sue qualità nel palleggio e perché le sue scarse capacità realizzative (appena 2 gol in tutta la scorsa stagione) hanno fatto dubitare del suo impiego dietro una punta centrale.

Ora, detto che Borja Valero è in grado di giocare come interno in un centrocampo a tre e anche come esterno di fascia (ruolo ricoperto con i Viola quando questi, in fase di non possesso, si schieravano 4-4-1-1), lo spagnolo ha palesato delle difficoltà quando impiegato come centrocampista centrale in una mediana due. Cosa che potrebbe riproporsi qualora Spalletti insistesse col 4-2-3-1 utilizzato anche da Pioli. In questa posizione infatti l’ex Villareal ha mostrato delle incertezze nella fase difensiva.

Accoppiarlo quindi a Gagliardini in un centrocampo con due soli centrali potrebbe riproporre in qualche modo l’equivoco tattico già evidenziato dai Nerazzurri con il duo formato dall’ex atalantino e da Kondogbia, vale a dire due centrocampisti carenti nella fase di interdizione.

In un centrocampo a tre o come numero 10, Borja Valero potrebbe invece rendere di più. Le critiche mosse a Paulo Sousa per il suo utilizzo in campo contrario non avevano infatti ragion d’essere in quanto non soltanto il centrocampista spagnolo ha prodotto una gran quantità di assist (10, come detto) ma anche dimostrato grande efficacia tattica nel creare superiorità posizionale alle spalle della linea di centrocampo avversaria. Tant’è che proprio il controllo di Borja Valero è quasi sempre stata chiave determinante per gli avversari della Viola nel cercare di disinnescare il dispositivo tattico preparato da Sousa. Le capacità tecniche del madrileno rendono anche difficile togliergli palla: insomma, il pallone va in banca quando fra i piedi di Borja Valero.

Tutto questo per dire come, dal punto di vista caratteriale e tattico, l’acquisto del viola (pur avanti con l’età) potrebbe rappresentare un upgrade per la mediana nerazzurra.

L’attacco che vorrei

di Marco Napoletano @manapoletano

Perisic, Icardi e Candreva.

Letto così sembrerebbe un attacco di tutto rispetto e a confermarlo ci sarebbero anche le 41 reti messe a segno l’anno scorso (la Juventus ne ha fatte 42 tra Higuain, Dybala e Mandzukic). Ma c’è qualcosa che non va perché l’anno scorso sono state più le partite che da dimenticare che le partite memorabili. Serve cambiare qualcosa o almeno trovare delle alternative migliori.

Spalletti ama giocare con il 4-2-3-1 e se proprio non è possibile vendere Icardi (io lo venderei per prendere Belotti per una maggiore cattiveria agonistica e capacità di partecipare alla manovra dell’italiano), che può fare alla perfezione ciò che ha fatto Dzeko nella passata stagione le alternative per questa stagione vanno ricercate negli esterni e nel trequartista dietro la punta.

Per fare acquisti e necessario vendere e il sacrificato sembra essere Perisic. Pare che oltremanica siano disposti a spendere anche 50 milioni di euro per il croato che, avrà anche fatto 11 goal e numerosi assist l’anno scorso, ma nella mia mente sono più le partite dove il mio sistema nervoso è stato messo a dura prova dalle sue prestazioni che le partite buone da ricordare.

Ma chi prendere sulla sinistra?

La linea giovane italiana suggerirebbe due nomi di alto profilo e prospettiva come Federico Bernardeschi e Domenico Berardi, entrambi mancini naturali ma anche in grado di giocare sulla fascia opposta per poi rientrare e calciare con il sinistro. Prenderli entrambi sembrerebbe impossibile ma Berna, Berardi e Icardi sono un tridente niente male.

La linea esterofila invece suggerisce nomi come Lucas Moura e Angel Di Maria, siamo sinceri il secondo difficilmente potremo vederlo a Milano, per il suo ingaggio, per il costo del suo cartellino e anche per una questione di ambizioni. Il brasiliano invece è più probabile, destro naturale ma in grado di giocare anche sulla sinistra, nella passata stagione ha comunque realizzato in Francia 12 reti e 5 assist (più di Di Maria).

Certo che se la dirigenza dovesse riuscire a prendere due tra questi nomi, si potrà finalmente anche dare un po’ di respiro a Candreva. Perché puoi anche essere l’ala che crossa di più nell’universo ma se le metti meglio al centro, magari si riesce anche a fare più goal.

L’elemento fondamentale nello scacchiere di Spalletti resta però il trequartista. Naingollan è il prototipo del trequartista moderno in grado di coniugare le due fasi di attacco e copertura e nello stesso tempo realizzare reti importanti (11 la passata stagione).  Se il belga è irraggiungibile (ma lo è davvero?) chi potrebbe fare il trequartista nell’attuale rosa? Joao Mario sembra poco efficace in zona goal, Eder lo è di più (non dimentichiamo le 8 reti dell’anno scorso, anche se quasi sempre inutili) ma copre meno. Serve un nome e James Rodriguez potrebbe essere il sogno proibito.

 

One thought on “Il mercato che vorrei

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  1. La situazione sembra meno ingarbugliata rispetto agli altri anni ma i nomi che circolano in effetti non fanno sognare: Borja Valero? Scriniar(ma chi sono gli osservatori), il Rodriguez fiorentino e tutta quella caterva di giocatori sopravvalutati che sarà difficile piazzare come l’intero reparto di difesa (compreso D’Ambrosio il cui ruolo è il panchinaro) e i centrocampisti senza idee. Funziona l’attacco, ad eccezione di Candreva che è sconclusionato nelle sue giocate ma con Belotti saremmo più forti. Vendere Icardi e comprare Belotti oltre alla suggestione Modric questo è sognare! Troppo Suning?

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