Tocca ai centrocampisti. Sul sito ufficiale ne sono segnati sette, di cui due in partenza. Cioè, praticamente siamo in emergenza. Ah no, arriva Gagliardini. Vabbe’, non pensiamoci.
MEDEL. Il caso è più unico che raro: arriva un nuovo allenatore, lo schiera in tutt’altro ruolo – difensore centrale – in una partita delicata come un derby, lui fa un figurone, tutti noi esultiamo increduli per avere risolto un paio di problemi e – tutto questo nel giro di mezz’ora – gli salta il menisco. Medel, comunque, anche se gli auguriamo un ritorno in grande spolvero a fianco di Miranda, in organico e a libro paga figura come centrocampista e come tale va ancora giudicato. In due stagioni e mezzo ha sempre dovuto cantare e portare la croce, inteso come “provare a fare il regista senza esserlo”. Non era lui a doverci nè poterci risolvere certe magagne strutturali. Da medianone frangiflutti e agonista incondizionato, invece, avercene. Voto: 7.
FELIPE MELO. Ogni tanto, come noto, gli parte l’embolo. Ci saluta con un’espulsione per doppia ammonizione così come resterà legata a una sua serata di pazzia l’immagine della precaria e vincente Inter di Mancini che si sgretola per non risollevarsi che mesi dopo. Del leader ha il fisico e la cazzimma, non il profilo di quelli di cui ti puoi fidare al cento per cento. Il suo 2016 è stato un vivacchiare anonimo, spesso ignorato da uno a caso degli allenatori, e il suo 2017 sarà in un altro emisfero. Grazie di tutto, non ci mancherai tantissimo. Voto: 5.
GNOUKURI. Finalmente, dopo 11 presenze in due anni e mezzo, la chance di giocare altrove. Il ragazzo ha i numeri e ognuno di noi giura di averli intravisti. Voto: S. V.
JOAO MARIO. Ecco, anche questo ha i numeri, e nel 2016 li abbiamo visti assai. Nel nostro procedere societario a sbalzi scomposti, segna per l’Inter un piccolo momento storico: agli Europei di luglio (che a 23 anni vince col Portogallo) è uno dei giocatori che spicca di più e ad agosto lo prendiamo noi e non, per dire, la Juve o il Real. Gli infortuni gli hanno tolto continuità, ed è stato un peccato perchè l’inizio era stato scintillante (palla rubata e assist, due gesti in un nanosecondo, a Pescara: ‘na sciccheria) e sembrava già una spalla sopra gli altri. Che poi è quello che gli auguriamo di dimostrare in scioltezza già da domenica. Per Pioli, tra lui e Banega ne può giocare preferibilmente solo uno. Voto: 7+.
KONDOGBIA. Caso tecnico e umano, al limite dell’antropologia criminale, è del 1993 come Joao Mario ma fa incazzare molto più di lui. Quelle tre o quattro volte in cui, sistemato al posto giusto, ha saputo mettere il suo fisico al servizio del cervello è stato decisivo e ha spezzato ogni equilibrio a centrocampo. Il problema sono quelle venti-trenta volte in cui l’esercizio non gli è riuscito. Mobbizzato da De Boer (vedi anche alla voce Brozovic), con Pioli può tornare ai livelli a cui si narra giocasse in Francia. Voto: 5,5.
BANEGA. Poche balle: finora non è stato quello che ci immaginavamo. Certo, se arrivi in una squadra nuova e questa cambia quattro allenatori in cinque mesi, tu – presunto uomo-chiave della squadra – sei di fatto quello più sballottato di tutti. Però, nel nostro marasma autunnale, un pizzico di personalità in più lo poteva spendere, eh? E in Europa League, dove alcuni suoi colleghi erano fuori lista, non ha dato un briciolo di solidità. Peccato, perchè alcuni suoi lampi sono stati notevoli. Piuttosto stiamo sul chi vive: arrivato a parametro zero, è praticamente una plusvalenza che cammina. Voto: 5.5.
BROZOVIC. Ha 24 anni, è titolare di una nazionale forte, è un acquisto tra i più azzeccati del dopo Triplete. Eppure ad agosto abbiamo cercato disperatamente di venderlo e, nello stretto giro di poche settimane, De Boer lo ha messo fuori rosa e cosparso di pece e piume per una cazzata giustamente punita, per carità, ma poi amici come prima, no? (Per De Boer, no). E’ stato, anche a livello simbolico, il peggior errore del povero Frank. Da quando è rientrato in pianta stabile l’Inter ha cambiato volto. Lui ha la faccia da pazzo e la classica affidabilità del giovane slavo, ma una mobilità che in Italia hanno in due o tre e – quando è in forma – un tasso di efficacia da paura. Voto: 7,5.
Boh, continuo a leggere di questa cosa di de Boer e Brozovic, ma l’olandese, una volta reintegrato, l’ha messo in panca col Cagliari e poi titolare finché non è stato cacciato. Quindi de Boer se n’è privato, purtroppo, per ragioni secondo me condivisibili (“nessuno è più importante dell’Inter”, ma oggi a quanto pare non siamo più tutti d’accordo su questo, visto che si imputa a de Boer proprio il fatto di averlo lasciato fuori un mese), ma una volta chiarito il concetto è lo stesso de Boer che l’ha messo titolare per non levarlo più. Poi vabbé, ormai s’è capito che la vulgata di calciatori e tifosi è che è tutta colpa sua se non siamo terzi, e va bene così. I risultati alla fine sono quelli che contano, anche per coloro che dicevano che si poteva fare a meno dei risultati almeno per una stagione nata male come questa.